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LA frangetta dispettosa di Cecilia Calvi che firma l’adattamento e la traduzione di questa nuova versione de Le pillole di Ercole di Hennequin-Bilhaud messa in scena al Teatro delle Muse da Antonio Ferrante ha complicato, reso più burrascoso il filo cieli intreccio.
Fa parte delle regole del gioco nelle "pochade" moltiplicare in crescendo il numero delle bugie e dei nascondigli, far levitare fino all'esasperazione il conto dei reciproci adulteri.
Da un equivoco ne nascono cento. Da un paio di corna se ne fabbricano con lo stampino per slittamenti progressivi intere batterie. Prendendo atto di questo teorema Cecilia Calvi si è divertita lei per prima a trasformare un semplice scambio di corna in un vortice di tradimenti e di amplessi a gogò.
Coadiuvata, va detto, dall’aiuto de Le pillole di Ercole, un potentissimo afrodisiaco fuori commercio inventato per conto della ditta Hennequin-Bilhaud dall’assistente del dottor Frontignan, Augusto, interpretato con cadenze napoletane da Rino Santoro.

Per aggirare il pericolo anche di dover confessare alla moglie il suo tradimento, Frontignan consigliato da Augusto che in questa pièce ricopre un po' il ruolo di un disastroso Arlecchino, del servitore furbo a cui va tutto male, ne sa una più del diavolo ma ogni volta gli si ritorce contro, Frontignan, dunque, parte in compagnia di una finta moglie accompagnata da una vogliosa mammà ex-chanteuse in direzione di un ospitale alberghetto dove lo riacciuffa, come previsto nel piano, l’Emiro assatanato di vendetta e d’altro.
Naturalmente le cose non vanno per il verso giusto: in quell’albergo finiscono per arrivare tutti, compresa la vera moglie di Frontignan, Angelica. La scatoletta delle pillole sfuggita al controllo di Augusto fa il resto.
Ingranando la marcia della moltiplicazione delle corna, sostituendo, ad esempio il personaggio di un "tycoon", di un miliardano americano con quello dell’Emiro arabo ultrapoligamo che Gigi Reder interpreta in caffetano bianco con una compostezza ed un "self-control" addirittura anglosassone, Cecilia Calvi e il regista Ferrante hanno rimescolato le carte rilanciando la posta del ritmo ancora più in alto. Ma perdono un po’ per strada, ci sembra, uno dei motivi, anzi il motivo comico fondamentale della macchinazione ordita da Hennequin-Bilhaud: usare le "pillole" per costringere perfidamente uno sposino perfetto, un innamorato da manuale a trasformarsi in un adultero, un satiro libertino suo malgrado.
Massimo Corvo nel ruolo di Frontignan è impegnato nell’estenuante "tour de force" per non turbare la serenità del suo ménage con la graziosa Alessandra Borgia (Angelica). Un Colonnello irlandese sempre in fregola, anche senza bisogno di "pillole", è il divertente Enzo Garinei con parrucca e gonnellino, mentre Vando Pirol è l’invadente mamma dai trascorsi di cocotte pronta a spingere avanti la figlia (Isabelle Diguer) e ad approfittare degli avanzi. Completano il "cast" la statuaria Carla Salerno, prostituta a corto di sonno, e Claudio Veneziano, portiere d’albergo con "vizietto".