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L'Unità - Aggeo Savioli - 18/02/1990
Quaranta...
ma non li dimostra
di Peppino e Titina De Filippo, regia di Antonio Ferrante, scena di Renato Lori, costumi di Giada Calabria. Interpreti: Wanda Pirol, Gigi Reder, Alessandra Borgia, Claudia Vegliante, Claudio Veneziano Rino Santoro, Enzo Garinei, Sofia Amendola, e altri.
Roma: Teatro delle Muse
- Nella stagione 1932-33 la Compagnia del teatro umoristico di Eduardo, Titina e Peppino De Filippo rappresentò qualcosa come quindici novità, buona parte delle quali pensate e scritte in famiglia. Di Eduardo, videro allora la luce, fra l'altro, Ditegli sempre sì, Uomo e galantuomo, titoli destinati a giusta, duratura fama. Peppino e Titina firmarono, in coppia. Quaranta... ma non li dimostra, commedia di sapore amaro, più volte ripresa nel dopoguerra e anche dopo la morte di Peppino. Una piccola ma significativa esposizione, sistemata nell'avaro foyer del Teatro delle Muse, documenta in sintesi, insieme con le fortune dei tre fratelli uniti, in quegli Anni Trenta in un leggendario sodalizio artistico, la "seconda attività" di Titina, pittrice e, in modo più specifico, autrice di collages che avrebbero avuto l'apprezzamento di maestri come De Chirico, Carrà, Cocteau. Quanto al testo messo in scena dalla Compagnia diretta da Gigi Reder, piace constatare, di nuovo, la sua validità di fondo
, la sua resistenza nel tempo, tale da legittimare (con qualche rischio) il trasferimento della vicenda dal periodo prebellico ai tardi anni Cinquanta.

Si ha un bel celebrare i progressi registrati, da oltre mezzo secolo in qua, nella società e nel costume. Personaggi come questa Sesella, sacrificata sull'altare della famiglia (prima di cinque sorelle, ha fatto loro da madre dopo la scomparsa di costei, rinunciando, in pratica, a una vita propria) continueranno ad avere un dolente riscontro nella realtà, chissà fino a quando. E così può dirsi della figura paterna, di quel Pasquale tenero e oppressivo, zelante e pasticcione, agitato dal rimorso e incaponitosi a fare ad ogni costo, con disastrosi risultati, la felicità della ragazza ornai non più troppo verde...
Intendiamoci: i due svelti atti del lavoro, anche se la sostanza è seria, sono fitti di spunti comici, che lo spettacolo esalta grazie soprattutto alla nota ma sempre confermata bravura di Gigi Reder; il suo duetto con Rino Santoro, nei panni di Bebè, gustosissimo profilo di snob partenopeo, coinvolto nella preparazione d’un pranzo di fidanzamento che non ci sarà, è semplicemente strepitoso. L'uso della lingua invece del dialetto (che tuttavia impone spesso le sue cadenze) attenua di poco l’esito complessivo. La protagonista femminile, Wanda Pirol. risponde bene all'intento del regista, Antonio Ferrante, di conferire alla solitudine dl Sesella un tratto meno umiliato e patetico, più dignitoso e quasi orgoglioso, alla fine. Nella formazione (mista di elementi napoletani e no) vanno pure rilevate te presenze di Alessandra Borgia e Claudia Vegliante. Accoglienze festose, con gran risate, applausi e tante chiamate al chiudersi del sipario. Cosa non più molto comune, oggi. giacché dalle sale teatrali, di norma, il pubblico prende la fuga appena possibile (e, con frequenza, già nell'intervallo).