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Da domani all’ Acacia in "Come si rapina una banca", Barra racconta Napoli
Napolipiù - Maurizio Piscitelli
Peppe Barra, da domani sarà sul palco dell’Acacia nel lavoro "Come si rapina una banca". In questa intervista, affida le sue speranze alle capacità della cultura di accendere una scintilla d’amore in chi commette reati. Ma, nonostante Napoli sia in preda alla violenza, non si rassegna. E lancia la sua sfida: "Basta piangerci addosso, rimbocchiamoci le maniche"
Andrà in scena all’Acacia da domani (3 novembre, ore 21.00) un lavoro di Samy FayadAntonio Ferrante "Come si rapina una banca". Insieme con Nicola Di Pinto, Antonella Cioli, Enzo Pierro, Giovanna Velotti e Francesco Dirozzi, recireranno Peppe Barra e Patrizio Trampetti. La regia è di Antonio Ferrante che avrà anche un ruolo recitativo. Le scene sono di Bruno Garofalo e i costumi di Annalisa Giaccio. La compagnia, prodotta da "Laboratori & Laboratori Flegrei", affiancherà l’eclettico Peppe Barra noto a tutti per la sua simpatia, oltre che per la sua bravura. diretto da
L’azione si svolge nella Napoli del boom edilizio. Il benessere derivante dalla speculazione edilizia non sfiora le sorti e la tasca di Agostino Capece che vive, emarginato insieme a figli e moglie, in una baracca. Agostino è un inventore di talento, che mette le sue creazioni a disposizione dei poveri, ricavando miseri guadagni. Decide un giorno di dare una svolta alla sua vita e tenta un colpo in banca, però....
L’universo picaresco di Samy Favad è popolato da avventurieri e imbroglioni. I suoi lavori, in apparenza disordinati e caotici, hanno una logica nascosta, che ben ha rilevato Domenico Rea, che scriveva: "E’ un teatro all’inizio in pezzi, sconquassato, disordinato,
scombinato, che alla fine si rivela un lavoro di incastro di una incredibile perfezione; come la vita che non spreca nulla".

La produzione ha allestito una retrospettiva per consentire al pubblico di conoscere meglio l’arte dell’autore attraverso oggetti, fotografie, copioni e altri materiali che saranno esposti.
Che cosa pensa Peppe Barra del protagonista, Agostino, che un giorno si improvvisa scassinatore e tenta il colpo della sua vita?
"E' un testo surreale e intrigante, il cui protagonista è molto diverso dai ruoli che io sono abituato a interpretare. Sono molto contento di questo spettacolo c’è una bella regia di Antonio Ferrante e i miei compagni di lavoro sono splendidi, tutti".
Quanto di napoletanità c’è in questo lavoro di Samy Fayad?
"C'è e non c’è: è un testo sulle righe, l’unico elemento di realtà di questa commedia è l’ambientazione, verso la fine degli anni '50. da qui derivano situazioni, comportamenti, modi di vivere e di pensare".
Quale volto di Napoli esce da questo lavoro?
"Un volto abbastanza anonimo, surreale, non c’è nessuna denuncia. In questo periodo che stiamo attraversando, forse c’è anche bisogno di sognare, di affidarsi alla memoria di un tempo ormai andato, che non tornerà più.
Che cosa pensa della situazione di così grave emergenza in cui versa la città negli ultimi tempi?
"Penso che invece di piangerci addosso dovremmo tutti rimboccarci le maniche e fare delle cose, con più determinazione, con forza, coraggio e speranza".
Condivide l’invito recentemente rinnovato anche da un assessore regionale a fuggire da Napoli?
"No, assolutamente no, Napoli ha bisogno proprio in questo omento dei propri figli, delle sue energie vitali, che non possono e non devono abbandonarla".
Potrebbero fare qualcosa di più anche gli artisti e gli intellettuali?
"Gli artisti e gli intellettuali possono fare ben poco, hanno armi deboli se non il proprio cervello. Noi, però, possiamo gridare e mettere una scintilla di amore nei cuori delle persone che agiscono così male, è questo il nostro Compito".